
Preparati a immergerti nell’atmosfera magica del Vulture.
Una rivoluzione nel gusto e alla riscoperta delle tradizioni legate al vino…
Settembre 22 – 23 – 24
Allestimento del piรน grande Ristorante Lucano allโaperto mai realizzato
21 stands , dove verrร presentato il cibo tipico di ciascuna comunitร Forenza sarร il Fornaio del Vulture, sfornerร pane caldo per tutti, ottenuto da farine antiche, etniche, uniche, il grano di Donna Matilde
Postazioni dove verrร offerto assaggio di Vino fino ad esaurimento scorte
Rappresentazione scene dal brigantaggio
Visite ad alcune cantine tipiche
Villa Catena sarร trasformata nel Villaggio dellโAglianico, dove le Aziende Vinicole presenteranno i propri vini.
Presenza di due gruppi di sommelier, che proporranno processo educativo al bere
Scuola di Cannittologia, con Maestri esperti che trasmetteranno la fine arte del bere vino โa cannitto โ
Lโintera manifestazione verrร ripresa e trasmessa in diretta TV su LA NUOVA TV
Presenza di due maxischermi in postazioni differenti, per permettere la visualizzazione dei momenti salienti delle gare e degli spettacoli
Lโaudio, sarร esteso a tutto lโambito dellโevento tramite filodiffusione, compresa Villa Catena e Via Nazario Sauro.
La sfida del torchio
Riscoprire i prodotti tipici delle comunitร lucane

Rionero in Vulture

Se vuoi approfondire la storia di Rionero in Vulture e i luoghi di maggiore interesse, clicca su questo link http://www.comune.rioneroinvulture.pz.it/s/85028/
๐ฬ ๐๐ป ๐ฑ๐ผ๐๐ฒ๐ฟ๐ฒ ๐ณ๐ผ๐ฟ๐ป๐ถ๐ฟ๐ฒ ๐๐ป ๐ฏ๐ฟ๐ฒ๐๐ฒ ๐ฐ๐ฒ๐ป๐ป๐ผ ๐๐๐ผ๐ฟ๐ถ๐ฐ๐ผ ๐ฑ๐ถ ๐ผ๐ด๐ป๐ถ ๐๐ผ๐บ๐๐ป๐ฒ ๐ฐ๐ต๐ฒ ๐ฝ๐ฎ๐ฟ๐๐ฒ๐ฐ๐ถ๐ฝ๐ฎ ๐ฒ ๐ฟ๐ฎ๐ฝ๐ฝ๐ฟ๐ฒ๐๐ฒ๐ป๐๐ฎ ๐น๐ฎ ๐ฝ๐ฟ๐ผ๐ฝ๐ฟ๐ถ๐ฎ ๐๐พ๐๐ฎ๐ฑ๐ฟ๐ฎ ๐ฎ๐น๐น๐ฎ ๐บ๐ฎ๐ป๐ถ๐ณ๐ฒ๐๐๐ฎ๐๐ถ๐ผ๐ป๐ฒ “๐๐ฎ ๐๐ณ๐ถ๐ฑ๐ฎ ๐ฑ๐ฒ๐น ๐๐ผ๐ฟ๐ฐ๐ต๐ถ๐ผ”. ๐๐ป๐ถ๐๐ถ๐ฎ๐บ๐ผ ๐ฐ๐ผ๐ป ๐ถ๐น ๐ฐ๐ผ๐บ๐๐ป๐ฒ ๐ฐ๐ต๐ฒ ๐ผ๐ฟ๐ด๐ฎ๐ป๐ถ๐๐๐ฎ ๐ฒ ๐ผ๐๐ฝ๐ถ๐๐ฎ ๐น’๐ฒ๐๐ฒ๐ป๐๐ผ, ๐ฅ๐ถ๐ผ๐ป๐ฒ๐ฟ๐ผ ๐ถ๐ป ๐ฉ๐๐น๐๐๐ฟ๐ฒ.
Una cittร con radici che risalgono al XII secolo e una storia ricca di emozionanti avvenimenti!
Immersa tra le maestose colline del Monte Vulture, questa pittoresca cittadina racchiude tesori archeologici antichi, tra cui tombe del IV secolo a.C. e una villa romana!
Nel 1533, la cittร fu fondata da contadini di origine albanese epirotica, cambiando il suo nome in Arenigro. Ha svolto un ruolo cruciale nei moti briganteschi del 1860 sotto la guida del generale Carmine Crocco, nativo di Rionero!
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Rionero subรฌ una terribile rappresaglia nazista-fascista, commemorata da una toccante stele! Ma per questo, ha ricevuto la Medaglia d’Argento al Merito Civile!
Non solo storia! Rionero รจ famosa per l’Aglianico del Vulture, un vino di alta qualitร , e per il prelibato olio prodotto dai suoi oliveti!
E non dimentichiamo Giustino Fortunato, un meridionalista nativo di Rionero in Vulture, a cui dobbiamo la ferrovia per Foggia, un progetto che all’epoca era fondamentale per inviare le produzioni di uva Aglianico (prima che se ne conoscesse il valore inestimabile) in Piemonte per i tagli dei loro vini Rossi.
Giustino Fortunato รจ stato un personaggio illustre della politica italiana che per primo ha posto all’attenzione nazionale la “Questione Meridionale”!
Melfi

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๐ ๐ฒ๐น๐ณ๐ถ, ๐ถ๐น ๐ด๐ถ๐ผ๐ถ๐ฒ๐น๐น๐ผ ๐๐๐ผ๐ฟ๐ถ๐ฐ๐ผ ๐ฑ๐ฒ๐น๐น๐ฎ ๐๐ฎ๐๐ถ๐น๐ถ๐ฐ๐ฎ๐๐ฎ!
Non solo una cittร , Melfi รจ una storia viva che si svela ad ogni passo. Con il suo passato ricco e affascinante รจ il terzo comune piรน grande della Basilicata, situato a 562 m.s.l.m. alle pendici del Monte Vulture (1327 m.s.l.m.).
Il suo cuore pulsante รจ il Castello Normanno Svevo, una magnifica costruzione normanna ricostruita da Federico II e ulteriormente abbellita da Carlo I d’Angiรฒ. Oggi, al suo interno, si trova il Museo Nazionale Archeologico del Melfese “Massimo Pallottino”, un vero tesoro del Sud Italia.
Il centro storico di Melfi รจ un vero e proprio scrigno di monumenti e bellezze. Il DUOMO, il CAMPANILE di RUGGIERO II e lโEPISCOPIO sono simboli di questa cittร e attraggono numerosi turisti.
Ma la natura รจ altrettanto affascinante: i LAGHI di MONTICCHIO sono due specchi d’acqua incantevoli circondati dalla bellezza naturale del Monte Vulture.
Melfi non รจ solo storia e natura, ma anche una fucina di industria con aziende di fama mondiale come Stellantis (ex Fiat) e Barilla.
E non possiamo dimenticare l’enogastronomia! Melfi รจ famosa per la Sagra della Varola, una festa dedicata alla castagna, che si tiene ogni anno a ottobre. Le castagne diventano deliziose caldarroste cotte in un enorme recipiente bucherellato chiamato “la Varola”. Le castagne di Melfi sono anche apprezzate nella preparazione di dolci, confetture e liquori.
L’olio extravergine d’oliva Vulture DOP รจ un altro tesoro culinario, ottenuto da olive autoctone di alta qualitร . Non dimentichiamoci del celebre Aglianico del Vulture, un vino DOCG che รจ il vero “Barolo del Sud”.
Maschito

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๐ ๐ฎ๐๐ฐ๐ต๐ถ๐๐ผ, ๐๐ป ๐ฎ๐ณ๐ณ๐ฎ๐๐ฐ๐ถ๐ป๐ฎ๐ป๐๐ฒ ๐ฝ๐ฎ๐ฒ๐๐ฒ ๐ฎ๐ฟ๐ฏ๐ฒฬ๐ฟ๐ฒ๐๐ต๐ฒฬ ๐ฑ๐ฒ๐น๐น๐ฎ ๐๐ฎ๐๐ถ๐น๐ถ๐ฐ๐ฎ๐๐ฎ, ๐ถ๐บ๐บ๐ฒ๐ฟ๐๐ผ ๐ป๐ฒ๐น๐น’๐ถ๐ป๐ฐ๐ฎ๐ป๐๐ฒ๐๐ผ๐น๐ฒ ๐ฟ๐ฒ๐ด๐ถ๐ผ๐ป๐ฒ ๐ฑ๐ฒ๐น ๐ฉ๐๐น๐๐๐ฟ๐ฒ ๐๐น๐๐ผ ๐๐ฟ๐ฎ๐ฑ๐ฎ๐ป๐ผ.
La lingua albanese รจ il cuore pulsante di Maschito, presente nelle conversazioni quotidiane, nei detti, nei proverbi e nelle filastrocche, persino tra i piรน giovani. Questa peculiaritร riflette le radici albanesi profonde della comunitร .
La storia di Maschito รจ intrecciata con l’ondata migratoria albanese del XV secolo. Le tradizioni locali commemorano spesso gli scontri tra le etnie fondatrici, come i Greci Coronei e gli Albanesi-Scuterini. Il nome di Skanderberg, l’eroe nazionale albanese, รจ onorato nelle piazze e nei monumenti del paese.
I palazzi storici e le fontane di Maschito, costruiti tra la fine del ‘700 e la prima metร del ‘900, sono un tesoro di interesse storico e artistico. Una fontana monumentale dedicata a Skanderbeg, eretta nel 1879, รจ una testimonianza vivente di questa ereditร .
Ma Maschito non รจ solo storia, รจ anche profumo e sapore. Il pane, i taralli e i biscotti tradizionali sono un’esperienza culinaria da non perdere. I piatti tipici albanesi, come le “tumaz ma druda” e le “laganelle,” sono un tripudio di sapori unici.
Per accompagnare questi deliziosi piatti, puoi degustare l’Aglianico del Vulture DOC, un vino pregiato prodotto nella zona.
Le chiese di Maschito, testimonianza delle migrazioni albanesi, sono ricche di storia e arte. La chiesa del Caroseno custodisce un affresco della Madonna col Bambino del 1558, scoperto durante i lavori di restauro nel 1930. La chiesa madre di Sant’Elia, costruita dagli albanesi nel 1698, รจ adornata da stucchi e tele d’olio del ‘500, tra cui la “Madonna dei sette veli.”
Il territorio circostante offre un paesaggio incontaminato con vigneti, uliveti, campi di grano, boschi e ruscelli. La natura e la cultura si fondono in un’armonia unica.
Non dimenticare di visitare la chiesa del Purgatorio o della Madonna del Rosario, con un quadro della Madonna di Costantinopoli proveniente da una cappella ormai in rovina. La data esatta di costruzione รจ ancora un mistero, ma รจ un luogo sacro che merita di essere scoperto.
Maschito รจ un gioiello dell’arte, della cultura e della tradizione albanese in Italia, un luogo dove il passato si fonde con il presente in un’esperienza unica e indimenticabile.
Ruvo del Monte

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๐ฅ๐๐๐ผ ๐ฑ๐ฒ๐น ๐ ๐ผ๐ป๐๐ฒ: ๐จ๐ป’๐ฎ๐ณ๐ณ๐ฎ๐๐ฐ๐ถ๐ป๐ฎ๐ป๐๐ฒ ๐ด๐ฒ๐บ๐บ๐ฎ ๐ฐ๐ผ๐น๐น๐ถ๐ป๐ฎ๐ฟ๐ฒ ๐ถ๐ป ๐๐ฎ๐๐ถ๐น๐ถ๐ฐ๐ฎ๐๐ฎ!
Un piccolo comune italiano nella provincia di Potenza, in Basilicata, con una popolazione di 996 abitanti.
Questo incantevole borgo, dalle antiche radici, ha una storia che risale a tempi lontani. Originariamente noto come “Rufrae” ai tempi dei Sanniti, il suo nome deriva dal latino “RUBUS,” che significa “luogo pieno di spine.” Nel 1863, fu aggiunto il “Monte” al nome per distinguere Ruvo del Monte dall’omonimo comune nella provincia di Bari e sottolineare la sua posizione collinare.
Il paesaggio di Ruvo del Monte รจ un’opera d’arte geometrica irregolare, con pendii lussureggianti di vigneti e uliveti e alture ricoperte di boschi. L’abitato, con i resti del suo castello medievale, ricorda la sua importanza storica come centro difensivo. ร situato su uno sperone del monte Fele, offrendo viste mozzafiato delle zone circostanti.
L’agricoltura rimane la principale fonte di reddito, anche se il numero di addetti รจ diminuito nel tempo. Qui si coltivano cereali, ortaggi, olivi e vigneti, mentre l’allevamento di ovini e avicoli รจ diffuso, seguito da bovini, suini e caprini. Un prodotto tipico di Ruvo del Monte รจ l’agnello, e la “Sagra dell’Agnello” รจ un evento estivo molto atteso che celebra questa delizia culinaria.
Una data speciale da segnare nel calendario รจ il 18 agosto, quando Ruvo del Monte celebra il suo Santo Protettore, San Donato Martire. Questa tradizione ha radici profonde e dura da 229 anni, iniziando nel lontano 1783 quando le spoglie del Martire arrivarono da Roma dopo un lungo viaggio di sei mesi. La venerazione dei ruvesi per il loro Santo Protettore รจ un’emozionante testimonianza di fede e tradizione.
In poche parole, Ruvo del Monte รจ un gioiello nascosto con una storia ricca e una comunitร affezionata alle sue tradizioni. Se cercate un luogo dove storia, natura e cultura si fondono, allora Ruvo del Monte รจ il posto giusto!
Ripacandida

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๐ฅ๐ถ๐ฝ๐ฎ๐ฐ๐ฎ๐ป๐ฑ๐ถ๐ฑ๐ฎ: ๐จ๐ป ๐ง๐ฒ๐๐ผ๐ฟ๐ผ ๐ฆ๐๐ผ๐ฟ๐ถ๐ฐ๐ผ ๐ฒ ๐๐ฟ๐๐ถ๐๐๐ถ๐ฐ๐ผ
Questo affascinante comune lucano ha radici nel VII sec. a.C. e custodisce tesori unici, come la preziosa Brocchetta Pitagorica
, ora nel Museo Archeologico Nazionale Massimo Pallottino di Melfi (PZ).
Conosciuta come la cittร del vino, dell’olio, del miele e dello zafferano, Ripacandida fa parte del Parco Naturale Regionale del Vulture. La sua ereditร artistica รจ straordinaria, con la Chiesa di San Donato, gemellata con la Basilica di San Francesco di Assisi e insignita dall’UNESCO come “Monumento messaggero di una cultura di pace” e “Monumento nazionale”.
Il Giardino storico “San Francesco” ospita alberi secolari, come il celebre Pino di Aleppo, recentemente restaurato per la vostra sicurezza e godimento.
Altre attrazioni includono la Chiesa di Santa Maria del Sepolcro con il suo maestoso portale seicentesco, i palazzi baronali, i pittoreschi vicoli, la storica Casa dei Lioy (ora B&B) e la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea con opere di grandi artisti.
La Pinacoteca sorge dove c’era il monastero delle carmelitane scalze di Ripacandida ed รจ anche sede del Municipio. La suor Maria di Gesรน riposa nella cripta della Chiesa di San Giuseppe, e il processo di canonizzazione รจ in corso.
Nel periodo post-unitario, Ripacandida fu teatro del brigantaggio nel Bosco Grande, con grotte e sentieri ancora visibili oggi. Il Bosco ospita il “Casone” con un’area picnic e giochi per il divertimento all’aperto.
“O si fa lโItalia, o si muore.” Questa celebre frase di Giuseppe Garibaldi risuona a Ripacandida, dove avvenne uno dei tragici episodi che portarono alla repressione di oltre cento briganti in seguito all’uccisione della guardia nazionale Michele Anastasia.
Lavello

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๐๐ฎ๐๐ฒ๐น๐น๐ผ: ๐จ๐ป๐ฎ ๐๐๐ผ๐ฟ๐ถ๐ฎ ๐ฎ๐ณ๐ณ๐ฎ๐๐ฐ๐ถ๐ป๐ฎ๐ป๐๐ฒ
Questo antico borgo ha radici che risalgono all’etร del ferro e si sviluppa da Forentum, un agglomerato dauno-romano. Il suo nome, “Lavello”, potrebbe derivare dal latino “labellum”, che significa abbeveratoio per il bestiame.
Lavello sorge tra i piani pugliesi e i pascoli del Vulture-Melfese, lungo i tratturi della transumanza. Questa posizione strategica ha contribuito al suo sviluppo nel corso dei secoli.
Giร all’epoca dei Longobardi, Lavello era un centro abitato importante. Qui, nell’839, fu ucciso Sicardo, duca di Benevento. Con l’arrivo dei Normanni, il cavaliere Attolino partecipรฒ al Parlamento generale nel 1043, dando vita alla Contea di Puglia con Lavello tra le sue baronie.
La cittร aveva anche una sede vescovile dal 1025, appartenente all’arcivescovo di Bari e Canosa. Marcello Romano la definisce un importante centro bizantino alla fine del X secolo.
I Normanni riformarono Lavello, ampliando la cattedrale e circondandola con mura, trasformandola in un “castrum Labelli.”
Nel 1059, al Concilio di Melfi I, papa Niccolรฒ II elevรฒ la Contea di Puglia a Ducato di Puglia e Calabria, e Lavello seguรฌ questo destino. Gli Svevi costruirono una fortezza qui, e la cittร divenne ancora piรน importante sotto Federico II, che restaurรฒ la rocca longobarda.
Nel 1298, Lavello subรฌ un terribile incendio come ritorsione da parte di Carlo I d’Angiรฒ, che distrusse gran parte dell’abitato. Questo episodio รจ rappresentato nello stemma comunale da una torre in fiamme.
Nel corso dei secoli, Lavello passรฒ attraverso diverse famiglie nobiliari, dai Del Tufo ai Pignatelli, fino ai Caracciolo di Torella, che governarono fino all’eversione feudale.
Oggi, Lavello conserva la sua storia in luoghi come la chiesa di Sant’Anna e il castello svevo, ora sede del municipio, che ospita un antiquarium con reperti dell’etร del ferro e molto altro.
E per finire, parliamo delle feste di Carnevale! Queste celebrazioni sono sempre state un momento speciale a Lavello, con musica, maschere dei Domini e piatti tradizionali. Un’occasione per ballare, divertirsi e vivere la tradizione in un’atmosfera di famiglia!
Forenza

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๐๐ผ๐ฟ๐ฒ๐ป๐๐ฎ, ๐๐ป ๐ด๐ถ๐ผ๐ถ๐ฒ๐น๐น๐ผ ๐บ๐ฒ๐ฑ๐ถ๐ฒ๐๐ฎ๐น๐ฒ ๐ฐ๐ผ๐ป ๐๐ป’๐ถ๐ฑ๐ฒ๐ป๐๐ถ๐๐ฎฬ ๐ฏ๐ฒ๐ป ๐ฐ๐ผ๐ป๐๐ฒ๐ฟ๐๐ฎ๐๐ฎ!
Il suo cuore รจ un antico borgo a fabbrica medievale, con un’impronta urbanistica unica, che culmina su un’altura.
Qui, sin dall’XI secolo, sorgeva una roccaforte longobarda, ora scomparsa, e la Chiesa di Santa Maria dei Longobardi. Le strade lastricate in pietra ti porteranno a scoprire edifici con splendidi portali in pietra e stemmi dei Casati gentilizi di Forenza, come Casa Veltri in Vico Consiglio, risalente al XVII secolo.
Forenza รจ anche un tesoro di chiese. La settecentesca Chiesa di San Pietro a ridosso dellโomonima porta di ingresso del centro abitato, cosรฌ come la Chiesa dell’Annunziata del XVI secolo, con il suo altare a conchiglia. E ancora, la Chiesa di San Vito, una costruzione interamente in pietra, e la Chiesa di San Nicola e Maria SS., con la maestosa Torre Campanaria.
Il Convento di Santa Maria della Stella e la Chiesa del SS. Crocifisso sono da non perdere. Qui, troverai una straordinaria statua del Cristo crocifisso, una vera opera d’arte di fra Angelo da Pietrafitta.
Ma c’รจ di piรน! Il 16 agosto, Forenza si trasforma in un palcoscenico per “La Leggenda dei Templari – Ugo dei Pagani e la Sfida del Mito”. Un sontuoso corteo di oltre duecento personaggi in costumi d’epoca precede una commovente rappresentazione teatrale che rievoca le gesta di otto cavalieri normanni, fondatori dell’Ordine dei Cavalieri Templari.
Venosa

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๐ฉ๐ฒ๐ป๐ผ๐๐ฎ: ๐๐ป ๐๐ฒ๐๐ผ๐ฟ๐ผ ๐ฑ๐ถ ๐๐๐ผ๐ฟ๐ถ๐ฎ ๐ฒ ๐ฐ๐๐น๐๐๐ฟ๐ฎ!
Venosa รจ una cittร che custodisce un ricco scrigno di storie e tesori, alcuni visibili, altri sepolti negli strati archeologici inesplorati. Situata a nord-est della Basilicata, si erge su una delle ultime alture che discendono dal Monte Vulture verso la valle dellโOfanto, in un paesaggio che ha attratto l’umanitร fin dalla preistoria.
Nel Parco Paleolitico di Notarchirico, scopriremo resti fossili di antichi elefanti e animali preistorici, datati a oltre 700.000 anni fa, nascosti sotto le ceneri del vicino vulcano Vulture.
Gli scavi romani ci riportano all’antica e ricca Venusia, colonia latina, terra natale del poeta Quinto Orazio Flacco e attraversata dalla Regina Viarum, la Via Appia. Le domus, le terme e l’anfiteatro raccontano la grandezza di quei tempi.
A pochi chilometri dal centro, le catacombe ebraiche testimoniano una straordinaria convivenza tra culture, dove Cristiani ed Ebrei riposavano in pace uno accanto all’altro.
Il periodo paleocristiano รจ vivo nei resti della prima cattedrale, ancora visibili nel parco archeologico.
Il Medioevo si manifesta nell’arte solenne dell’abbazia benedettina della Santissima Trinitร e nella suggestiva “Incompiuta”, una chiesa mai completata, dove il passato si mescola con pietre classiche.
Nell’attuale cattedrale e nei palazzi gentilizi ed ecclesiastici, troverai raffinatezza architettonica ed artistica.
Venosa รจ anche la terra di personaggi illustri: qui riposa Roberto il Guiscardo e qui รจ nato re Manfredi, figlio di Federico II e Bianca Lancia. Nel Castello aragonese, nacque il celebre principe madrigalista Carlo Gesualdo.
Oggi, il centro storico di Venosa, uno dei “Borghi piรน Belli dโItalia,” racchiude oltre duemila anni di storia. Puoi camminare per le strade antiche, tra quartieri medievali, chiese, castello e fontane angioine, come faceva il giovane Orazio.
Non perderti i musei che completano l’esperienza: il Museo Archeologico Nazionale “Mario Torelli” nel castello di Pirro del Balzo e il Museo Episcopale accanto alla Concattedrale di SantโAndrea Apostolo. Scopri la storia di Venosa, dalla sua fondazione alla sua esplosione rinascimentale, con l’ausilio di tecnologie interattive.
Il Museo Episcopale, nei locali dell’antico Episcopio, custodisce opere pittoriche, sculture, argenti, manufatti tessili e reperti lapidei di notevole valore storico e artistico.
Venosa รจ un vero e proprio gioiello da scoprire, un museo a cielo aperto e una testimonianza vivente della sua straordinaria storia.
San Fele

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๐ฆ๐ฎ๐ป ๐๐ฒ๐น๐ฒ: ๐ถ๐น ๐ฝ๐ฎ๐ฒ๐๐ฒ ๐ถ๐ป๐ฐ๐ฎ๐ป๐๐ฎ๐๐ผ ๐๐ฟ๐ฎ ๐ฎ๐ฐ๐พ๐๐ฒ ๐๐ฎ๐ป๐๐ฒ ๐ฒ ๐น๐ฒ๐ด๐ด๐ฒ๐ป๐ฑ๐ฒ ๐ฏ๐ฟ๐ถ๐ด๐ฎ๐ป๐๐ถ!
San Fele รจ un gioiello medievale situato a 872 m s.l.m., abbracciato tra il Monte Castello e il Monte Torretta. Il suo nome originale, Santo Felice, ha radici latine, e la sua storia risale all’anno 969 d.C., con la costruzione di un castello fortezza per difendersi dai Bizantini. Da quel momento, il paese ha prosperato.
Il cuore spirituale di San Fele รจ la Chiesa Madre Santa Maria della Quercia, che domina la piazza Garibaldi con la sua maestosa scalinata. Qui troverai anche la statua commemorativa di San Giustino De Jacobis, nato qui e diventato vescovo e missionario, celebrato con una festa il 30 e 31 luglio.
Ma San Fele nasconde anche uno dei santuari piรน antichi e misteriosi della Basilicata: Santa Maria di Pierno. Questo monastero, secondo la leggenda, fu fondato nel 1139 da San Guglielmo da Vercelli dopo aver trovato una statua lignea della Madonna sul Monte Pierno.
Ogni 20 gennaio, il paese festeggia il suo Santo protettore, San Sebastiano.
Nella parte alta del paese, verso il Monte Castello, troverai affascinanti palazzi, tra cui Palazzo Frascella e Palazzo Stia. Il Monastero di San Fele ospita oggi la sala consiliare con una vista mozzafiato. Il Palazzo Faggella, ora sede del Municipio, mostra lo stemma del Comune con tre monti, un Genio alato e corone di alloro o vischio.
Nel centro storico, scoprirai la casa di confino di Manlio Rossi-Doria, la Chiesa della SS. Annunziata, e i murales “Borgo da Rivivere”, che raccontano la storia di San Fele. Il primo, “a cantinรซ”, raffigura le cantine sanfelesi, mentre il secondo, “rรซ monechรซ”, omaggia le suore delle Sacre Stimmate di San Francesco d’Assisi.
Ma San Fele รจ famosa soprattutto per le sue magnifiche cascate, chiamate “U uattenniere”, derivato dalla parola “gualchiera”, utilizzata per la lavorazione della lana. Il torrente Bradanello compie salti di quota, creando queste cascate uniche.
Non perderti l’evento “La Sfida del Torchio”, dove l’Associazione Pro-MUOVERE San Fele presenterร il delizioso piatto: SPEZZATINร CU PรPARUรLร ร CUMBรSTร, uno spezzatino di carne di maiale con peperoni sott’aceto.
Atella

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๐๐๐ฒ๐น๐น๐ฎ: ๐ฝ๐ถ๐๐๐ผ๐ฟ๐ฒ๐๐ฐ๐ฎ ๐ฐ๐ถ๐๐๐ฎ๐ฑ๐ถ๐ป๐ฎ ๐ป๐ฒ๐น ๐ฐ๐๐ผ๐ฟ๐ฒ ๐ฑ๐ฒ๐น๐น๐ฎ ๐๐๐ด๐ด๐ฒ๐๐๐ถ๐๐ฎ ๐ฉ๐ฎ๐น๐น๐ฒ ๐ฑ๐ถ ๐ฉ๐ถ๐๐ฎ๐น๐ฏ๐ฎ.
Situata a 512 m s.l.m. nella meravigliosa Valle di Vitalba, questa cittร รจ il gioiello della Basilicata settentrionale, estendendosi tra Lagopesole e il Vulture.
La sua storia affonda le radici tra il 1320 e il 1330, durante la riorganizzazione voluta dagli angioini nel Regno di Napoli.
In quei primi secoli, Atella fu protagonista di eventi cruciali, come gli assedi del 1361 e del 1496. Ma la cittร ha anche dovuto affrontare la furia della natura, con terremoti devastanti nel 1343, 1348 e il sisma del 1456. Nel 1561, un altro terremoto colpรฌ Atella. Nonostante queste sfide, Atella ha dimostrato una resilienza straordinaria.
Nel XVII secolo, dopo danni causati da terremoti, tra cui il crollo di case e del campanile della chiesa di S. Vito nel 1688, Atella fu scossa dal “gran terremoto” del 1694.
La cittร , posta lungo l’asse viario tra Lagopesole e Melfi, con castelli medievali in entrambe le cittร , era di importanza strategica. Il Castello, la Cinta Muraria e il Duomo svolgevano un ruolo cruciale nella difesa e nel controllo dell’area.
Oggi, Atella conserva solo due delle quattro porte d’ingresso: a nord, “Porta del Capo” o “Porta Melfi”, e a ovest, “Portiello”. Le altre due, “Porta di Pasca” (o “Porta Fontana”) a est e “Porta Napoli” (o “Porta di Pede”) a sud, sono andate in rovina, ma testimoniano il passato vibrante di Atella.
Un altro tesoro di Atella รจ la Madonna Riparatrice, un affresco realizzato dopo il terremoto del 1456 da un pittore di Napoli con influenze venete e marchigiane. Quest’opera d’arte fu riscoperta nel 1851 durante uno dei terremoti piรน gravi della zona. ร un capolavoro di inestimabile valore.
Il Sarcofago di Atella, risalente al II secolo d.C., fu scoperto nel 1740 in localitร Serra (oggi Magnone).
Oggi, Atella รจ una cittร che abbraccia la sua storia millenaria, pronta a condividere la sua bellezza e cultura con tutti voi.
Filiano

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๐๐ถ๐น๐ถ๐ฎ๐ป๐ผ: ๐๐ป ๐ด๐ถ๐ผ๐ถ๐ฒ๐น๐น๐ผ ๐ฐ๐ผ๐ป ๐๐ป๐ฎ ๐๐๐ผ๐ฟ๐ถ๐ฎ ๐ฎ๐ป๐๐ถ๐ฐ๐ฎ!
Le radici di questa affascinante localitร risalgono al Mesolitico, ben 12.000 anni fa! Le pitture rupestri di “Tuppo dei Sassi” nella Foresta Demaniale di Lagopesole sono una testimonianza eccezionale della presenza umana in questa regione, e ne siamo orgogliosi.
Nell’Alto Medioevo, la zona era popolata da vari feudi come “Ager Montis,” “Lagopesole” e “Vitalba.” Tuttavia, nel XIII secolo, a causa della scarsitร di risorse, la popolazione si spostรฒ verso il centro di Atella.
La storia moderna di Filiano inizia con l’ammiraglio genovese Andrea Doria nel 1531. Grazie al suo impegno nel disboscamento e dissodamento del territorio di Lagopesole, trasformรฒ questa regione in un luogo produttivo e redditizio, attirando contadini da Avigliano.
Grandi famiglie come i Corbo, i Vaccaro e i Gianturco possedevano la maggior parte delle terre, ma la maggioranza della popolazione viveva in subalternitร . Filiano si sviluppรฒ grazie alla famiglia Pace, originaria di Avigliano, che diede il nome al paese.
La famiglia Pace si stabilรฌ nella masseria, attirando braccianti dalle zone circostanti e facendo crescere la contrada. La presenza di un mulino ad acqua contribuรฌ a far crescere la comunitร .
La storia di Filiano รจ simile a quella di altre contrade, con famiglie da Avigliano che fondarono importanti masserie, dando loro il proprio nome. Nel XVI secolo, gli abitanti di Avigliano iniziarono a dissodare nuove terre nella valle di Vitalba, creando numerose unitร insediative, tra cui Filiano.
Barile

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๐๐ฎ๐ฟ๐ถ๐น๐ฒ: ๐๐ป ๐ด๐ถ๐ผ๐ถ๐ฒ๐น๐น๐ผ ๐ฑ๐ถ ๐ผ๐ฟ๐ถ๐ด๐ถ๐ป๐ฒ ๐ด๐ฟ๐ฒ๐ฐ๐ผ-๐ฎ๐น๐ฏ๐ฎ๐ป๐ฒ๐๐ฒ ๐ป๐ฒ๐น๐น๐ฎ ๐๐ฎ๐๐ถ๐น๐ถ๐ฐ๐ฎ๐๐ฎ!
Un incantevole paese che conserva le radici delle tradizioni etno-linguistiche arbรซreshรซ da oltre cinque secoli! Si tratta di un luogo affascinante e ricco di storia.
La sua origine รจ avvolta nel mistero, ma alcune teorie suggeriscono che il nome derivi dai dazi sui greggi o dai barili di legno utilizzati per conservare il vino Aglianico del Vulture.
Nel corso della storia, Barile รจ stato popolato da coloni greci in antichitร , ma รจ diventato famoso per essere stato rifugio per gli albanesi in fuga dalle invasioni turche durante la quinta migrazione albanese nel 1477 e nel 1532.
La diversitร delle migrazioni ha dato vita a una comunitร unica e variegata, che ha mantenuto viva la Lingua arbรซreshรซ e la consapevolezza critica della sua identitร etnica e culturale.
Durante una passeggiata per Barile, potrai ammirare diverse chiese, tra cui la Chiesa della Madonna di Costantinopoli, la Chiesa di Sant’Attanasio e San Rocco, la Chiesa di San Nicola e la Chiesa Madre intitolata a S. Maria delle Grazie, restaurata nel 2013.
Nella piazza della cittร si trova anche la Fontana dello Steccato, con figure apotropaiche per allontanare influenze magiche.
Non perderti il “Sheshรซ,” un massiccio collinare a nord-est del paese, con grotte scavate nel tufo utilizzate per la custodia del vino. Questo luogo รจ stato reso celebre da Pier Paolo Pasolini, che vi girรฒ alcune scene del film “Il Vangelo secondo Matteo.”
E ogni agosto, vivi l’emozione di “Cantinando Wine & Art,” un evento culturale che unisce diverse forme d’arte con i deliziosi prodotti gastronomici tipici della zona nelle cantine locali.
Ginestra

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Situato sulle rovine dell’antica lombardo-massa, questo luogo fu assegnato nel 1478 a 50 famiglie scuteriane per costruire case e chiese su un dolce pendio tra uliveti sempre verdi e querceti annosi.
Il nome “Ginestra” deriva dalla pianta di ginestra, abbondante sui suoi pendii. Nonostante la giovane autonomia ottenuta solo nel 1965, faceva parte di Ripacandida, prima come casale e poi come aggregato.
Gli anziani di Ginestra mantengono viva la lingua dei loro avi, un legame prezioso con la loro terra d’origine, monti e valli selvose che i loro antenati difesero dagli invasori musulmani.
Tuttavia, molte tradizioni e riti sono scomparsi nel corso del tempo, in gran parte a causa della sospensione del rito ortodosso nel 1627 quando Ginestra aderรฌ alla chiesa di Roma.
Nonostante le perdite, la cultura e la storia di Ginestra continuano a vivere attraverso la lingua degli avi e i canti popolari. ร un luogo che affascina con la sua storia unica e la sua bellezza naturale!
Rapolla

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Trae il suo nome dalla parola lucana “rappa”, che significa vigneto. Alcuni dicono che potrebbe significare anche “luogo pieno di spine” o persino “ravanello” in latino. Le sue radici risalgono alle epoche delle guerre tra Roma e Annibale!
Nel 984, il monaco siciliano Vitale da Castronuovo arrivรฒ qui e costruรฌ un monastero insieme a suo nipote Elia, un vero dono per la comunitร !
Ma la storia di Rapolla รจ stata segnata da distruzioni e decadimenti. Il paese รจ stato distrutto ben quattro volte durante conflitti politici e militari nei secoli.
Tuttavia, nonostante le avversitร , nobili come Roberto il Guiscardo e i conti normanni Guglielmo, Liardo, Sansone di Rapolla e Guido da Rocca hanno contribuito a migliorare il paese, costruendo mura e un castello! Nel 1235, persino l’imperatore Federico II ha soggiornato qui!
Dopo varie proprietร feudali, finalmente nel 1806 รจ arrivata l’eversione della feudalitร !
Dal punto di vista ecclesiastico, la diocesi di Rapolla รจ molto antica, risalendo almeno al 1012. Ha vissuto molti cambiamenti nel corso dei secoli ed รจ stata unita alla diocesi di Melfi nel 1528.
Rapolla ha anche una storia monastica affascinante, con chiese, cappelle e monasteri, molte delle quali sono sopravvissute grazie all’influenza di Vitale da Castronuovo.
Ci sono tante chiese da visitare a Rapolla, come quella di San Luca con affreschi bizantini dell’XI secolo, la cattedrale di San Maria Assunta, costruita nel 1209 e ricostruita piรน volte a causa dei terremoti, e la chiesa dell’Annunziata, donata da Roberto il Guiscardo e ricostruita nel 1071.
Inoltre, Rapolla รจ custode di importanti manufatti artistici, come la statua lignea di Santa Maria Inelice del XII secolo, la statua di San Biagio del XII secolo e un’acquasantiera risalente al 1617, realizzata dai Frati scultori di San Francesco.
Nonostante le sfide storiche, Rapolla mantiene con orgoglio un ricco patrimonio culturale e artistico che testimonia la sua storia millenaria. Visitala e immergiti nella sua storia affascinante!
Rapone

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Il toponimo Rapone potrebbe derivare da “rapa,” ma non nel senso di spine. In realtร , indica una contrada coltivata a vigneto, una parte essenziale dell’economia locale. Il nome stesso, Rapone, sarebbe legato a Rapo, un eroe degli antichi popoli italici celebrato da Virgilio nell’Eneide.
Rapone ha una storia antica, risalente al VI secolo a.C., con ruderi che testimoniano l’insediamento. Nel corso dei secoli, ha seguito le vicende degli insediamenti normanni, angioini e aragonesi.
Nel XII secolo, Rapone era tra i possedimenti di Gionata di Balvano, Conte di Conza. Questo territorio contribuรฌ significativamente all’economia, tanto da essere richiesto dal re con quaranta once d’oro.
Successivamente, sotto il dominio degli Svevi, Rapone continuรฒ a essere una realtร feudale, coinvolta nella riparazione del castello di San Fele.
Passando di mano in mano, Rapone finรฌ per diventare proprietร dei Filangieri, che la vendettero ai D’Anna. Questi ultimi governarono fino alla soppressione del regime feudale nel 1806.
Rapone fu un attivo protagonista nelle lotte risorgimentali, con processi e rivolte che coinvolsero le famiglie borghesi locali.
La cittร รจ famosa per aver dato i natali al poeta e patriota risorgimentale Angelo Marangiello e al poeta dialettale Carmine Tozzi.
Rapone vanta otto chiese, tra cui la Cappella del Calvario, la Cappella del Sacro Cuore, la Cappella di San Michele Arcangelo, la Cappella di San Vito Martire, la Chiesa di Santa Maria ad Nives, la Chiesa di Santa Maria dei Santi e la Chiesa Madre di San Nicola di Bari. Ogni chiesa ha la sua storia e le sue tradizioni.
Queste chiese sono luoghi di devozione e raccoglimento per la comunitร locale, con festivitร religiose e celebrazioni che coinvolgono i fedeli.
Rapone รจ un luogo che conserva la sua storia, la sua cultura e la sua fede attraverso le generazioni, un tesoro prezioso da preservare e condividere con il mondo.
Pescopagano

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Un pittoresco comune che si erge maestoso su una rupe sopra la valle dell’Ofanto, ti accoglie con uno spettacolare panorama! Il suo castello del XV secolo, anche se in rovina, aggiunge un tocco di mistero all’atmosfera. Inizia un viaggio alla scoperta di questa perla della provincia di Potenza!
Le radici storiche affondano nelle guerre sannitiche e nelle spedizioni di Pirro. Ha resistito all’occupazione dei Goti e dei Longobardi, ma ha subito numerosi attacchi dai Saraceni, che hanno ispirato il nome “Castrum Petrae Paganae” – il villaggio sulla rocca fortificata.
Nel corso dei secoli, il comune รจ passato di mano in mano, da Carlo I dโAngiรฒ a Filippo Stendardo, e persino alla regina Sancha dโAragona. Fino alla fine della feudalitร , Pescopagano รจ stato governato dai marchesi dโAndrea. Nel 1861, la saga dei briganti lucani รจ giunta al termine grazie a Carmine Crocco e Josรฉ Borjรจs, che cercarono di conquistare Potenza.
Il centro storico รจ un tesoro di palazzi gentilizi costruiti tra il Settecento e l’Ottocento. Palazzo Pascale, i palazzi Laviano, Palazzo Scioscia e il Palazzo del Municipio sono solo alcune delle strutture che catturano l’attenzione per la loro architettura. Il castello medievale, sebbene in rovina, offre ancora uno scenario panoramico mozzafiato. Il museo di arte sacra parrocchiale ospita sculture in legno e marmo, dipinti e paramenti sacri, un’immersione nella storia della comunitร cristiana.
Il paesaggio circostante รจ un equilibrio tra vegetazione lussureggiante
e imponenti rocce.
Tesoro di luoghi di culto come la chiesa di San Leonardo, il santuario di Montemauro, la chiesa madre Santa Maria Assunta e la chiesa di San Giovanni Battista.
Vicino al centro abitato, l’Abbazia di San Lorenzo in Tufara, fondata dai Normanni nell’anno Mille, รจ ora una serie di suggestive rovine. Questo sito incarna la storia e il fascino di un’epoca passata.
Avigliano

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Le radici di Avigliano sono avvolte nella nebbia del tempo, con diverse teorie e leggende a circondare il suo misterioso passato. Gli storici hanno elaborato diverse ipotesi, ma senza reperti archeologici o documenti certi fino all’alto medioevo, la veritร rimane avvolta nel mistero.
Una leggenda narra che Avigliano fu fondato dai Sanniti, noti come i “Banniti”, nel V secolo a.C. durante la loro espansione nella regione. Attratti dalla sicurezza del luogo e dalla salubritร dell’aria, si stabilirono qui.
Un’altra leggenda collega il nome Avigliano a “Avis locum”, ovvero il luogo degli uccelli. Questo nome sarebbe stato dato da marinai provenienti dall’Oriente che, dopo aver perso la loro nave sulle coste lucane, si rifugiarono in questa zona montuosa, ricoperta da fitte foreste, dove gli uccelli nidificavano.
Tuttavia, l’ipotesi piรน attendibile suggerisce che Avigliano sia emersa come un “fundus” tra la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero Romano. Il nome potrebbe derivare da una famiglia gentilizia romana chiamata “Avilia”, assegnataria di fondi in quest’area.
Avigliano vanta anche una serie di illustri concittadini che hanno contribuito al suo valore culturale e sociale nel corso della storia. Tra questi, Emanuele Gianturco, nato nel 1857, che divenne un rinomato giurista e politico, e Michele Palomba, che si distinse per il suo impegno nella Repubblica Napoletana.
I fratelli Vaccaro, Girolamo e Michele, sono ricordati per aver sostenuto gli ideali della Repubblica Partenopea e per aver promosso la coscienza repubblicana antifeudale.
Altri notevoli aviglianesi includono Michele De Carlo, il “Tirteo della Lucania”, Tommaso Claps, autore di “A piรฉ del Carmine”, e Antonio Labella, definito il “poeta della Lucania”.
Padre Virgilio Corbo ha lasciato un’impronta indelebile nell’archeologia e nella ricerca in Terra Santa, contribuendo alla scoperta di luoghi sacri e alla preservazione del patrimonio culturale.
Questi figli di Avigliano hanno arricchito la storia della cittร e lasciato un legato duraturo nella cultura, nella scienza e nella societร . La loro ereditร continua a ispirare e guidare le future generazioni.
Oppido Lucano

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Oppido Lucano: Millenni di Storia e Bellezza
Oppido Lucano, una perla millenaria! Abitato dal Neolitico, fu culla di un insediamento osco-lucano nell’VIII secolo a.C., come testimoniano reperti preziosi. La Tabula Bantina, documento osco in caratteri latini, risiede al Museo Archeologico di Napoli.
Dopo la conquista romana, Oppido divenne un centro agricolo con ville e insediamenti visibili a San Gilio. Villa di San Gilio, con storia dal I secolo a.C. al VII secolo d.C., brilla insieme a Masseria Ciccotti, con splendidi mosaici e storia secolare.
Scavi hanno svelato vasi antichi e “Oppido wares,” vasi locali presumibilmente. La storia di Oppido รจ segnata da disordini, saccheggi e persino un cambio di nome (Palmira). Giovanni Obadiah, autore del manoscritto piรน antico di musica ebraica, fu un cittadino illustre.
Il borgo prospera con il castello normanno dell’XI secolo e la Chiesa Madre dei SS. Pietro e Paolo, costruita nello stesso periodo.
Chiesa dellโAnnunziata, pur modesta, custodisce un tesoro artistico con affreschi, dipinti e statue di grande valore storico.
Chiesa di San Giovanni Battista, del XV secolo, colpisce con un portale elegante e affreschi religiosi.
Chiesa Rupestre di Sant’Antuono, con affreschi del XIV secolo che narrano la vita di Cristo e della Vergine Maria, รจ un luogo unico.
Il Convento di Santa Maria di Gesรน, noto come Sant’Antonio, vanta una collezione di opere d’arte con affreschi di Giovanni Todisco e altri tesori.
Il Santuario di Santa Maria di Belvedere, sulla cima del monte omonimo, รจ un luogo sacro con una storia intrecciata a quella di Oppido Lucano e un profondo culto verso la Madonna del Belvedere.
Pietragalla

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Questo incantevole borgo italiano ha una storia che risale all’anno 1118, quando appare per la prima volta nei documenti ufficiali come parte del “Conestabulia Comitatus Tricarici.”
Le sue radici medievali sono evidenti non solo nella sua storia, ma anche nell’architettura, nei costumi e persino nel dialetto locale, influenzati dalla presenza francese durante il periodo delle lotte politiche.
Pietragalla ha un patrimonio storico unico, con il Palazzo Ducale, che inizialmente poteva essere una sede monastica, ma si รจ evoluto nel tempo, mostrando uno stile architettonico imponente e vario. La Chiesa Madre, costruita nel 1200, conserva tesori artistici e una statua di San Teodosio, patrono del paese.
Nel 1456, un terremoto distrusse il vicino Casalaspro, portando molti dei suoi abitanti a trasferirsi a Pietragalla, dando vita al quartiere “Casale di Santa Sophia.”
Non solo storia, ma Pietragalla offre anche la bellezza naturale del Bosco Grande, un polmone verde di 350 ettari con una ricca flora e fauna. ร un luogo perfetto per passeggiate nel bosco e escursioni, oltre a godere di piatti tipici locali e prodotti del bosco.
La storia di Pietragalla รจ affascinante e ricca, da scoprire tra le sue antiche strade, gli archi e gli affascinanti Palmenti, testimoni di un passato vitivinicolo unico.
Approfondisci su Pietragalla qui https://www.comune.pietragalla.pz.it/ e continua